Mai come oggi questo tema risulta perfettamente calzante. La limitazione delle nostre libertà, la preoccupazione per i nostri cari e l’empatia nei confronti di chi sta soffrendo stanno rendendo le nostre cucine il luogo preferito dove trascorrere del tempo ed il cibo lo strumento perfetto per placare le nostre sensazioni spiacevoli. Ciò non è un caso. Abbiamo già parlato in un nostro articolo di come può esistere l’ossessione per il cibo. Esiste infatti un comprovato legame tra alimentazione ed umore. Oggi cercheremo di spiegare questo stretto legame al fine di comprendere come possiamo aiutarci per contrastare la cosiddetta fame emotiva.
Partiamo da un dato di fatto: l’obesità ed il sovrappeso hanno una forte correlazione con il tono dell’umore. Se da una parte è stato osservato che i disturbi dell’umore sono spesso associati a problematiche metaboliche, dall’altra è vero anche il contrario. Il sovrappeso e l’obesità sono fattori di rischio spesso correlati allo sviluppo di problemi cognitivi e dell’umore.
In questa trattazione vogliamo spiegarvi un meccanismo molto importante di origine biochimica a causa del quale ogni qualvolta proviamo delle emozioni negative avvertiamo un forte impulso che ci spinge a mangiare alimenti molto sapidi o molto dolci, come fosse un vero e proprio automatismo.
Questo processo può condurre allo sviluppo di veri e propri disturbi del comportamento alimentare, come la bulimia ed il binge eating, e pertanto cercheremo di fornire delle linee guida che possano aiutarvi a gestire e a migliorare il vostro rapporto con il cibo. Ricordiamoci infatti che comprendere è il primo passo verso il cambiamento.
Iniziamo la nostra analisi concentrando l’attenzione sugli ormoni ed i neurotrasmettitori.
Immaginiamo insieme una situazione reale:
“Sono stanca e stressata, affranta per la giornata lavorativa o semplicemente in pensiero per mio figlio adolescente. Apro il frigo e cerco qualcosa di buono da mangiare”
Cosa sta succedendo al nostro corpo ed al nostro cervello? Perché queste emozioni mi portano a cercare conforto nel cibo? Occorre considerare che lo stress e la depressione portano ad uno sbilanciamento dei livelli di neurotrasmettitori ed ormoni. Tra i principali neurotrasmettitori connessi alla sensazione di piacere e benessere troviamo: Serotonina, Noradrenalina, Dopamina, Ossitocina.
È noto che in una situazione di stress ed ansia la dopamina e la serotonina subiscono un crollo. Se dopamina e serotonina sono basse s’innesterà in noi l’impulso di innalzarne il livello compiendo azioni appaganti come mangiare alimenti dolci, scatenado una fame emotiva. Dov’è il problema? È presto detto! Questo meccanismo instaura un vero e proprio circolo vizioso che tenderà a farci associare uno stato d’animo negativo con l’impellente necessità di mangiare. Cerchiamo di spiegarvi in parole semplici il perché: gli psicologi hanno studiato per anni un fenomeno chiamato condizionamento associativo operante.
Il condizionamento associativo operante
Le aree del cervello che si attivano quando proviamo delle emozioni e quelle che si attivano quando facciamo qualcosa di piacevole, sono diverse. Quindi teoricamente l’essere tristi ed il mangiare un bignè al cioccolato non presentano nessun legame fisiologico. Il problema sta nel fatto che ogni volta che proviamo un’emozione negativa e quindi attiviamo una specifica area del cervello, per compensare il calo di serotonina mangiamo qualcosa e di conseguenza attiviamo in contemporanea un’altra area del cervello. Queste due strutture inizieranno a creare delle connessioni reciproche tra loro. È come se noi costruissimo dei ponti di collegamento tra queste due aree trovandoci così in un circolo forzato. Ogni qualvolta saremo stressati o stanchi parallelamente si accenderà automaticamente anche l’area del cervello che ci indurrà a mangiare alimenti dolci e gratificanti.
Come rompere questo legame tra emozioni e cibo?
Più assecondiamo questo collegamento, maggiore sarà il consolidamento di questo meccanismo. Viceversa, più riusciremo a resistere alla tentazione di placare le nostre emozioni con il cibo, più queste due aree tenderanno a ridurre le loro connessioni e sempre più facile sarà evitare la compensazione emozionale attraverso il cibo.
Siamo ben consapevoli che interrompere questo meccanismo che porta alla fame emotiva e sottrarsi all’impulso di gratificazione attraverso il cibo è difficile, per questo non aspettatevi di arrivarci senza razionalità e sofferenza.
Le prime volte sarà dura, perché c’è un filo sottile che collegherà il nostro cervello alla dispensa. Ma spezzare quel filo si può, semplicemente sostituendo il cibo con qualcos’altro, in modo da creare una nuova correlazione nel nostro cervello che, questa volta, non abbia effetti nocivi.
Ed allora, quando siamo affranti, stressati o preoccupati, focalizziamo la nostra attenzione su alcune attività che possono donarci benessere, che ci appagano, che ci distraggono! Un bagno caldo, dell’attività fisica, cantare a squarcia gola…vedrete che man mano quello che all’inizio sarà un grosso sacrificio diventerà un nuovo automatismo che avrà rimpiazzato il precedente.